censura

Per festeggiare la giornata mondiale contro la censura su Internet i giornalisti di Reporter senza frontiere hanno diffuso i link ai mirror di nove siti bloccati nei paesi d’origine.
L’idea, sviluppata insieme a un’organizzazione cinese per i diritti umani e la libertà di stampa, ha visto la collaborazione di alcuni giganti del web come Amazon e Google. Abbastanza semplice da realizzare, l’idea consiste nel creare delle copie dei siti bloccati cui si viene rediretti una volta digitato l’indirizzo oscurato.
Tra i siti censurati ci sono grani.ru, un sito di informazione russo, quello del centro per i diritti umani nel Golfo, e poi il Bahrain mirror, dedicato alla libertà di stampa, e anche il sito dell’agenzia di stampa indipendente Hablemos, a Cuba.

Ognuno di questi ha una storia particolare, ma il motivo dell’oscuramento è sempre lo stesso: il rifiuto dei loro paesi d’origine di garantire un pluralismo informativo rispettoso dei diritti di chi legge e di chi scrive cose scomode per il potere. Grazie all’iniziativa di RSF, a risorgere dal buio della censura cui il Partito Comunista l’aveva consegnato è stato anche il MIngJing News, un sito di giornalismo collaborativo che in Cina si occupa di temi politici sgraditi all’establishment. Ma a rivedere la luce sono stati aiutati anche altri siti d’informazione nelle ex repubbliche sovietiche e in Tibet come FergananNews e il Tibet Post International.

La lista di tutti e nove i siti coi relativi indirizzi si trova sul sito di reporters senza frontiere e su github, dove l’organizzazione cinese GreatFire – che fa il verso a The Great Wall, la Grande Muraglia – ha pubblicato le istruzioni necessarie affinchè chiunque possa riprodurre e mettere online in proprio qualsiasi sito bloccato dalla censura.

L’operazione di mirroring non è cosa nuova per ottenere un “Effetto Streisand”, cioè la diffusione virale di un contenuto che si vorrebbe nascondere al pubblico di Internet. Il nome effetto Streisand prende il nome proprio dall’infruttuoso tentativo della omonima attrice di bloccare su Internet la pubblicazione dell’indirizzo di una delle sue abitazioni, chiedendo l’intervento della polizia, ma ottenendo esattamente l’effetto opposto, la sua proliferazione su siti e blog. Il mirroring è stato usato, si ricorderà, nel caso della censura di Wikileaks, quando per impedire che il sito venisse cancellato, era stato replicato in 110 indirizzi diversi, anche in Italia.

Che la strategia possa funzionare per togliere ai censori la voglia di intervenire così brutalmente per silenziare gli oppositori interni ed esterni, è un fatto. Ma stavolta è stata anche più strategica: RSF e Great Fire hanno posizionato le copie di questi siti scomodi in patria all’interno dei server di quei giganti del web che, come Amazon e Google, non possono essere bloccati per motivi di opportunità politica e perchè ospitano molti altri servzi commerciali che sarebbero altrimenti inibiti ai legittimi utilizzatori.

Reporter senza frontiere ha inteso così ricordare che la libertà di stampa nel mondo non gode di buona salute e che tutti possiamo impegnarci per promuoverla attraverso tre semplici azioni: duplicare i siti censurati, fare una piccola donazione per pagare hosting e uso della banda ai big che ospitano i mirror, spargere la voce sull’iniziativa con l’hastag #collateralfreedom.

Fonte: Articolo 21

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