Omnibus

Giornali italiani e stranieri, anche dell’Ottocento, periodici e atti parlamentari. Sono migliaia i documenti danneggiati dall’alluvione che lo scorso anno ha colpito il magazzino preso in affitto da Montecitorio nella periferia di Roma. Più di 40 mila libri sono finiti al macero, in quanto irrecuperabili. Ma ce ne sono altri 27 mila che verranno restaurati: dal «New York Herald Tribune» (rovinati 125 volumi) alla «Pravda» (40 tomi danneggiati) passando per «L’epoca», «Lo Statuto», «Omnibus» e tantissimi altri. Eppure, ha attaccato in Aula pochi giorni fa il deputato del M5S Riccardo Fraccaro, era noto che la zona in cui sorge il capannone è pericolosa, soggetta alle esondazioni del Tevere. Ma Montecitorio ha continuato a rinnovare il contratto di affitto con l’Inail, proprietaria dell’area, dal 2001. Un accordo piuttosto oneroso: 800 mila euro all’anno. Dopo l’alluvione che ha compromesso il «tesoro» che la Camera custodisce nel capannone a Castelnuovo di Porto, i funzionari della Biblioteca e il responsabile del laboratorio per la conservazione preventiva dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario hanno fatto un sopralluogo. Era il 4 febbraio dell’anno passato. Così ricostruivano la situazione: «Si constatava che una parte del materiale presente sul primo palchetto di ogni scaffale era stato bagnato e il valore medio del contenuto d’acqua all’interno del supporto cartaceo era di oltre il 30% in peso. Il personale della Biblioteca procedeva quindi all’individuazione titolo per titolo e al conteggio dei volumi e dei corrispondenti metri lineari dei materiali danneggiati presenti a scaffale». Un lavoro lungo e faticoso che soltanto negli ultimi giorni è venuto alla luce. In una lettera spedita al deputato del MoVimento 5 Stelle che chiedeva spiegazioni, i funzionari hanno spiegato: «Sulla base delle delibere del Collegio dei Questori del 5 maggio, 15 maggio e 10 luglio 2014 i lavori di asciugatura e disinfezione hanno riguardato 1.450 metri lineari di materiale, pari a circa 27.000 volumi». L’assicurazione dovrebbe risarcire i danni, poco meno di 300 mila euro. Nella lettera al deputato, i tecnici minimizzano la perdita: «La parte restante dei materiali di cui sopra è prevalentemente costituita da volumi di Atti parlamentari conservati in tripla o quarta copia sulla base di risalenti criteri di conservazione e da altri materiali in doppia copia, in parte danneggiati». Per questi ultimi «la Biblioteca ha presentato un piano per avviarli allo scarto, al fine di non saturare gli spazi limitati disponibili con materiale obsoleto o inutilizzato. Lo scarto dei materiali suddetti si rende possibile anche perché la collezione degli atti parlamentari della Repubblica è stata interamente digitalizzata in tutte le sue serie ed è attualmente disponibile sul sito internet della Camera dei deputati. Il totale dei volumi per i quali è stato ipotizzato lo scarto è di circa 44.000». Praticamente una biblioteca. Sullo sfondo restano le domande poste in Aula dal deputato del M5S Riccardo Fraccaro: «Le vicende della partitocrazia hanno spesso assunto profili giudiziari, illeciti e autenticamente delinquenziali. Il romanzo criminale della casta, però, ora si arricchisce di un nuovo capitolo» aveva esordito il 5 agosto scorso, presentando un ordine del giorno per chiedere il trasloco dei beni della Camera da quei magazzini, che sono costati alle casse pubbliche più di 10 milioni di euro. «Ma non c’è solo l’acqua – avvertiva – i beni pubblici accatastati nei capannoni sono minacciati anche dai ratti che, in assenza di disinfestazione murina, possono rosicchiare perfino arredi provenienti dalla Reggia di Caserta. Per non parlare di tutti i mobili che, dopo l’alluvione, sono stati letteralmente gettati al macero». Attaccava: «La Camera ha sprecato in questo modo le risorse dei cittadini quando il Demanio ha la disponibilità di altri immobili pubblici, in posizioni più comode e in condizioni senz’altro migliori!». Ora si attende la lista degli edifici in cui trasferire il «tesoro» di Montecitorio. Nell’attesa si sborseranno altri soldi per tentare di recuperare giornali e documenti che hanno un valore storico rilevante.

Fonte: www.iltempo.it

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