Braccianti

La giornalista Laura Bonasera e il cameramen di «Piazza pulita» volevano documentare l’inferno in cui sono costretti a lavorare i braccianti indiani nelle campagne tra Sabaudia e San Felice Circeo, dall’alba a sera per tre euro l’ora, anche il 25 aprile. Per questo sono stati aggrediti da uno degli imprenditori ripresi nel servizio televisivo. E’ successo in pieno giorno, a 60 chilometri da Roma in un contesto apparentemente e dove invece l’illegalità diffusa sta erodendo gli spazi dell’economia pulita. Una reazione legata all’eco che ha avuto la protesta degli indiani sikh del 18 aprile scorso, giorno del primo sciopero generale dei braccianti della pianura pontina, culminato con una manifestazione pacifica ma significativa sotto la Prefettura di Latina. Evento che ha acceso i riflettori su quello che succede in uno dei maggiori distretti agricoli d’Europa, l’agro pontino.

In totale sono 24mila i lavoratori occupati in agricoltura in tutta la provincia di Latina, concentrati nel triangolo d’oro delle colture, ossia tra Terracina, Sabaudia e San Felice Circeo. Le condizioni imposte da molte imprese sono molto al di sotto della legalità e a farne le spese è soprattutto la comunità sikh. I braccianti indiani vivono nelle baracche e lavorano per 10-12 ore al giorno, quando va bene. Perché di frequente ci si trova di fronte a storie di schiavitù: a molti lavoratori viene «requisito» il passaporto finché non pagano una specie di tangente al «padrone» che viene definita l’equivalente delle spese per il permesso di soggiorno; spese a loro volta gonfiate per l’intervento di mediatori senza scrupoli che chiedono fino a tremila euro per una pratica che costa meno di cento.

Ma molti immigrati non conoscono la lingua italiana e quindi neppure la procedura per ottenere i permessi, né i loro diritti sindacali. Negli ultimi mesi sono arrivate le prime denunce sia sulla prassi di trattenere i passaporti che sulla mancata applicazione del contratto. Inoltre la Cgil, insieme a In Migrazione già due anni fa ha sollevato il velo su un altro difficile aspetto di quel mondo complesso che è la comunità sikh, ossia il ricorso frequente all’uso di oppiacei per sopportare la fatica di stare così tante ore sui campi dove si comincia la raccolta o la coltivazione alle prime ore dell’alba. Lo sfruttamento del lavoro nelle campagne pontine si svolge, di fatto, sotto gli occhi tutti perché le serre e i campi all’aperto si snodano lungo la Pontina, l’Appia, ai lati delle strade che portano al mare, tutto l’anno con ogni condizione meteo. Il fenomeno non viene denunciato solo dai lavoratori e dai sindacati ma ormai anche da alcuni imprenditori del settore che applicano il contratto e non ricattano i dipendenti né si servono dei caporali o fanno la cresta sulle pratiche di regolarizzazione del soggiorno per lavoro. E sono gli stessi imprenditori che adesso chiedono più controlli nelle aziende che attuano sistemi schiavisti e pure sui mediatori per le pratiche burocratiche; anche in questo ambito si moltiplicano i consulenti che chiedono tangenti per presentare le domande sui permessi. La Procura di Latina è già intervenuta con inchieste su abusi e corruzione nell’ambito della regolarizzazione dei lavoratori immigrati e gli stessi uffici negli ultimi anni hanno modificato profondamente le procedure e la trasparenza per attutire la prassi dello sfruttamento economico talvolta messa in essere anche da connazionali dei braccianti.

Fonte: www.articolo21.org

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