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Google risponde ufficialmente a Facebook e Twitter e fa un deciso passo in avanti nel campo dell’innovazione del giornalismo digitale. Presentato a Londra e New York, in due conferenze stampa congiunte, Amp (Accelerated Mobile Pages): un progetto aperto sviluppato da Google con trenta editori, tra i quali per l’Italia La Stampa.

L’idea è quella di creare un sistema di visualizzazione dei prodotti giornalistici online molto più veloce e “pulito” degli attuali. Come ha spiegato il vicedirettore de La Stampa Massimo Russo «l’aumento vertiginoso del traffico mobile rischiava di trasformarsi da opportunità in minaccia per i siti di informazione, da una parte sui cellulari e sui tablet è difficile disporre di formati pubblicitari efficaci, dall’altra i tempi di caricamento delle pagine spesso superano in media gli otto secondi, e i lettori – frustrati – se ne vanno».

Google ha spiegato che il progetto Amp si basa su tecnologie esistenti, più precisamente sul protocollo Amp Html che permette di creare pagine più leggere rispetto al passato. La differenza tra il progetto di Google, in accordo con una trentina di editori europei e americani, e le proposte di Apple (News) e Facebook (Instant Article) è la natura del progetto stesso. Amp, infatti, è aperto a chiunque decida di farne uso. Il codice sorgente è disponibile su GitHub, e una demo funzionante del sistema è attualmente visibile su Google mentre sarà a disposizione di tutti dall’inizio del prossimo anno. È bene ricordare che il progetto nasce all’interno della Digital News Iniziative, l’unione tra Google e otto testate europee (Les Echos, FAZ, The Financial Times, The Guardian, NRC Media, El Pais, Die Zeit, La Stampa) che stanno lavorando insieme per immaginare il giornalismo digitale di domani. Amp nasce, però, anche con l’aiuto di alcuni grandi player del web, tra cui TwitterPinterestLinkedIn,WordPressParse.ly e Charbeat. WordPress ha già annunciato che sarà rilasciato un plugin che consentirà agli editori che utilizzano la piattaforma di sfruttare i benefici di Amp. Anche Twitter ha comunicato che i suoi embeed saranno compatibili con il sistema appena verrà rilasciato.

Del progetto si sa per ora che sfrutterà un sistema di cache e distribuzione di Google (per ottimizzare le prestazioni) ma sono pochi gli altri elementi noti. Sempre su La Stampa si specifica che nelle prossime settimane si raggiungerà anche sul possibile utilizzo del protocollo Amp per quegli editori che vendono contenuti in abbonamento. Una differenza sostanziale, sia con Instat Article di Facebook che con News di Apple, è la distribuzione dei ricavi pubblicitari e del traffico che saranno totalmente attribuiti agli editori. Ovviamente, il sistema non influenzerà la posizione dei siti web all’interno della SERP del motore di ricerca Google.

Prima della fine dell’anno, inoltre, il colosso di Mountain View aprirà anche il bando pensato all’interno della Digital News Iniziative che finanzierà progetti giornalistici innovativi indipendenti.

Fonte: www.overpress.it

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