L'Unità

Prima il cane Gunther dei giornalisti.
Alla fine si mischia tutto nel programma di liquidazione della vecchia Unità, la Nie, il giornale defunto nell’agosto del 2014 e poi riaperto un anno dopo grazie all’Unità Srl dove azionisti di maggioranza sono i costruttori Pessina, che ora stanno meditando di lasciare.
Dopo la comunicazione del liquidatore Giovanni Cabras, il 26 gennaio, lo scontro tra redattori, consulenti, proprietari vecchi e nuovi rischia di riaccendersi, con gli ex giornalisti che annunciano battaglia sindacale dopo aver saputo che quanto gli spetta verrà versato loro solo dopo che saranno stati effettuati i pagamenti per liquidatori, consulenti e avvocati che in questi anni hanno dovuto gestire le varie travagliate fasi di transizione amministrativa del quotidiano.
Ma cosa c’entra Gunther?
IL LODO DEL CANE LUPO. In quella lista c’è anche il famigerato pastore tedesco che avrebbe ereditato da una contessa un’immensa eredità e che invece era un bluff di un farmacologo pisano di nome Maurizio Mian.
Altri tempi, della questione si occupò anche la trasmissione Report di RaiTre.
Eppure alla voce ”Lodo Gunther” il liquidatore pone una cifra di 53 mila euro per spese legali.
COSTI TOTALI PER 2 MILIONI. A questo si aggiungono altri costi, i consulenti del liquidatori e le spese di gestione, per un totale di 2 milioni di euro.
La fregatura per i vecchi giornalisti in cassa integrazione, che aspettano ancora di essere pagati e che lavorarono quattro mesi senza stipendio, è che nelle casse della Nie erano rimasti poco più di 3 milioni di euro, su un conto del Credito emiliano, e la gran parte verrà usata per pagare le spese di liquidazione.

Il Cdr pronto alla battaglia legale

, del comitato di redazione di Nie, spiega a Lettera43.it: «Ci avevano promesso che saremmo stati pagati per primi, che sarebbero stati privilegiati i lavoratori. Ora invece ci ritroviamo queste parcelle d’oro per consulenti e avvocati a cui viene data priorità».
La legge lo consente, ma il Cdr della vecchia Unità annuncia battaglia e una prima iniziativa a Montecitorio lunedì primo febbraio.
Tra le contestazioni rientra anche, spiega De Giovannangeli, il licenziamento senza mancato preavviso di colleghi in cassa integrazione.
«Persino su questo cercano di risparmiare poche migliaia di euro. Lo contesteremo dal punto di vista sindacale».
IL LIQUIDATORE: «MISURA NECESSARIA». Su questo punto il liquidatore Giovanni Cabras, nel documento che Lettera43.it ha avuto modo di visionare, scrive: «Si tratta di una misura grave (e si esprime perciò il rammarico per dovervi ricorrere), ma necessaria, in quanto agevolerà lo svolgimento della liquidazione giudiziale, con il pagamento per intero dei dipendenti e parzialmente degli altri creditori, secondo il piano concordatario».
Per il Cdr la questione è politica: «Capiamo che legalmente possono avere ragione, ma per noi è una battaglia per i lavoratori che hanno mandato avanti il giornale».

Fidejussione da 10 milioni con Banca Intesa

L’aspetto più spinoso della vicenda resta comunque quello legato all’apertura della gara per l’acquisto o l’affitto della società, da cui dipende l’attivazione della della fidejussione da 10 milioni sottoscritta con Banca Intesa del gruppo Pessina.
Il liquidatore non l’ha ancora indetta, così si continua a prendere tempo e a perdere soldi: si parla ancora di 3-4 mesi necessari anche se i debiti nei confronti dei giornalisti devono essere saldati entro il 28 dicembre del 2016.
Non solo. Il liquidatore ha chiesto all’Unità Srl, l’attuale società che gestisce il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, di fornire «la situazione patrimoniale dell’esercizio 2015, il numero delle vendite del quotidiano, l’ammontare della raccolta pubblicitaria, numero e costo dei dipendenti occupati e investimenti». Lo faranno?
PAOLO BERLUSCONI TRA I CREDITORI. Tra i creditori, intanto, non ci sono solo i legali e i consulenti che hanno gestito il travaglio del giornale, i giornalisti, i poligrafici e i collaboratori.
Esiste anche un esercito di creditori chirografari in attesa di essere pagati.
Tra questi compare pure Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, che vanta un credito di 60 mila euro per una causa vinta dopo un pezzo condannato per diffamazione.
C’è anche un giornalista de il Giornale, Paolo Bracalini, che vanta un credito di 2.500 euro per un altro pezzo contro cui l’ex direttore Conchita De Gregorio fece causa e perse.
E poi ci sono gli stampatori, ma anche diverse società cooperative, tra cui pure la Cpl Concordia, balzata all’onore delle cronache per gli scandali giudiziari.

Fonte: www.lettera43.it

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